venerdì 6 giugno 2014

Il pacco a cinque stelle

Un paio di giorni fa ho commentato l'ennesima balla della deputata cinquestelle Emanuela Manù Serra e, siccome a volte le notifiche di Facebook non funzionano, son tornato sulla sua pagina per vedere se s'era degnata di rispondere (manco pe' gnente, come al solito). Cercando il post tra selfies, pensieri in libertà e pelosetti pucciosi, mi sono imbattuto in questa commovente riflessione:

«Essere cittadini prestati alla politica, dimostrare che la politica si può fare senza approfittare del "privilegio", rinunciare ai soldi per coerenza e senso etico: sono cose che ti fanno sentire in pace con te stesso.»

Allora, pentacoglione, raccontami ancora quella del grano saraceno.

Stiamo ridendo ininterrottamente da due giorni (dopo esserci spanciati con #sirene, #microchip, #sciekimike, #bodybilderberger, & C.) sull'ultima sesquipedale minchiata dei #cricri, il #granosaraceno.[1]
Sorvoliamo sulla loro penosa giustificazione che chiama in causa il #correttore (quasi che il mio correttore scrivesse "#puppa" anziché "#ciao"), sorvoliamo pure sul fatto che il documento[2] è stato sottoscritto da quattordici, diconsi quattordici! persone e nessununo s'è accorto di nulla, tralasciamo perfino che questi caproni del cazzo non sanno discernere tra la solennità di una Legge - ancorché nello stato fetale di proposta - dello Stato dal regolamento di un torneo di calcetto e arriviamo al nocciolo: ma questi #mentecatti hanno la minima idea dell'argomento che stanno trattando?

Boia chi molla